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giovedì 23 dicembre 2010

The Velvet Underground - Live Immaginario 1967

Sto entrando in uno strano locale buio, i ragazzi in sala mi fanno cenno di prendere posto a sedere.
Dietro di me alcuni individui stanno proiettando delle strane immagini con dei colori molto accesi, davanti a me un palco per ora occupato solo da pochi strumenti.
Ad un tratto sale una persona sul palco annuciando l'inizio dello spettacolo.
Titolo: Exploding Plastic Inevitable.
Il nome del tizio? Andy Warhol.
Finalmente esce la band accompagnata da una coppia di ballerini che a quanto pare danzeranno a tempo di musica mentre i due proiettori dietro di me continueranno a mandare immagini di film del signor Warhol in sottofondo.
La Band dovrebbe chiamarsi Velvet Underground o qualcosa del genere.
Bene iniziano.
Apertura affidata a una ballata sognante il cui testo ruota attorno al tema della paranoia.
L'illusione della calma svanisce già al secondo brano, la storia cruda di un tossico raccontata in modo cinico dal cantante.
Dimenticavo i quattro si sono presentati completamente vestiti di nero e con gli occhiali scuri da sole e suonano fermi immobili quasi impassibili.
si ritorna alle atmosfere del primo brano con il terzo brano in scaletta. Viene fatta salire sul palco una figura austera, una donna glaciale, bionda e di carnagione chiara.
L'esatto contrario del quartetto. Canterà lei questa canzone, che parla di una donna fatale, e anche altre che verranno proposte successivamente in scaletta.
Il volume si alza notevolmente il tastierista lascia il piano e impugna la viola. La musica e le parole sembrano frustate, le stesse che prende il protagonista dalla sua padrona, il tema come avete capito e il masochismo. I ballerini sembrano posseduti, più che seguire la musica i due interpretano co il loro corpo le parole dei testi e in questa.
Ora è il momento di due canzoni veloci, la prima sembra sostenuta da un solo accordo ripetuto all'infinito dove il cantante continua a parlare di quanto la droga sia diffusa in tutta New York la seconda è un ritratto minuzioso e freddo delle feste che mr. warhol è solito dare alla Factory.
Quella che viene eseguita ora è una dichiarazione di amore odio esplicita da parte del cantante all'eroina senza mai dare nessun giudizio. Il tempo della canzone cambia continuamente come il battito di un uomo nel momento in cui l'ago entra in vena.
Un attimo di respiro, e dopo un momento di rock and roll vecchia maniera, ritorna sul palco la bionda per cantare l'unico testo dolce finora ascoltato. La serenità di questa poesia lascia però presto spazio a un monologo violento recitato e sorretto solo da il suono della viola distorta.
Siamo arrivati all'ultima canzone prima della pausa intemedia. Dopo poche rime i quattro degenerano in una improvvisazione rumoristica. Mai sentito nulla di simile nella musica fino ad ora.
Guisto il tempo di riposar un po' le orecchie e gli occhi, le luci e i filmati stancano ben bene la vista, e i 4 ritornano a suonare.
E' ancora la droga il tema del brano, cambia solo il tipo, dall'eroiana si passa alle anfetamine.
Ora spazio a due tracce creative. Prima un racconto letto da uno dei quattro su un tappeto sonoro creato dagli altri incentrato sul tradimento con finale a sorpresa, poi un brano anch'esso più parlato che cantato che narra nei dettagli un'operazione per il cambio del sesso.
A chiusura di questa seconda parte del concerto un brano corto tenero perfetto per recuperare le forze prima del gran finale.
Dopo pochi minuti la band da il via allo spettacolo nello spettacolo.
Brano sorretto o abbattuto totalmente sotto un muro di chitarre distorte e feedback, una melodia innocua resa acida e irritante dai suoni violenti dei quattro strumentisti in primis dal chitarrista cantante.
Siamo giunti alla fine, quella che ci aspetta è una cavalcata di quasi 20 minuti basata su pochi accordi su cui la band riversa tutte le sue energie il testo raccoglie insieme tutti i temi trattati finora, sesso, droga, omicidi, paranoia. Tutto.
La musica fa lo stesso. I Quattro esplorano si ricorrono combattono a suon di note.
Il pubblico è diventato parte integrante dello spettacolo non si può vivere in modo distaccato ciò che si sta vedendo e sentendo.
Lo show impegna al massimo tutti i sensi.
Siamo alla fine si accendono le luci il pubblico esce ancora frastornato dai suoni e dalle luci e dai temi trattati.
Difficilemente qualcuno riuscirà a creare una serata all'altezza di questa.

Anno 2010, quasi 2011 a noi non resta che mettere in fila questi due dischi chiudere gli occhi e immaginare cosa può essere successo in quella magica serata.





VU & NICO

WHITE LIGHT/WHITE HEAT

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